Migranti, ONG e la finta guerra tra buoni e cattivi
L’hotspot di Moria nell’isola in Lesbo, in Grecia, è stato incendiato per l’ennesima volta, ma questa volta in modo più grave, dagli stessi migranti che lo abitano.
L’anno scorso, proprio in questi giorni, tornavo da là dopo averci trascorso tre mesi come psicologa d’emergenza. Conosco quella struttura, conosco i sentieri all’interno, gli alberi, gli ammassi di spazzatura, lo scarico della fogna che allagava la strada e nel quale dovevo ciabattare una volta scesa dal bus.
Ho visto l’ambiente delle ONG più o meno improvvisate che gravitano disordinate intorno a questa realtà, fatta di 12.000/15.000 persone, arrivate in gommone dalla vicina Turchia e ammassate nelle tende del campo, dove vivono a volte per anni.
Che la situazione sia brutta, tanto per usare una parola non urlata, è ovvio. Ma non è esattamente di questo che vorrei parlare, perché i fenomeni più eclatanti, benché facilmente prevedibili, semplificano e restringono il campo dell’attenzione, distogliendola opportunamente dalle loro cause e dalle loro conseguenze più profonde e complesse.
L’isola di Lesbo ha 70.000 abitanti, è un’isola povera, ha un solo ospedale. In generale la Grecia non ha strutture per affrontare una pandemia e proprio la settimana scorsa nel campo di Moria sono stati trovati oltre 100 positivi al Covid 19, che vivono a stretto contatto con altre migliaia di persone, con poca acqua e pochi servizi igienici a disposizione.
Adesso sono tutti per strada, nei campi, per i vicoli dell’unica “città”, che è Mitilini e che conta poche migliaia di abitanti stremati, impauriti e innervositi da una presenza così massiccia di persone che, va detto, non hanno mai cercato di entrare in contatto amichevole con loro perché sono arrabbiate: gli era stata venduta un’Europa diversa, la Germania, l’Olanda, con le strade pulite, appartamenti personali e assistenza medica gratis.
Inseguendo perlopiù questo sogno, hanno volontariamente pagato il loro viaggio trasportando droga e armi oltre confini pericolosi a loro rischio e pericolo, si sono prostituiti (anche i ragazzi minorenni), hanno lavorato per mesi come schiavi nei Paesi che hanno attraversato.
Perché questo fenomeno funziona così: prendi un povero, un ingenuo, uno che ha problemi di vario genere e non ha via d’uscita. Il mondo ne è pieno dappertutto, persino nei Paesi ricchi.
Gli vendi un sogno e gli prometti di aiutarlo a realizzarlo. Gli fai il prezzo buono, persino lo sconto famiglia. Gli mostri video e foto di connazionali ben vestiti che ora sorridono seduti al bar con alle spalle parcheggiata un’auto costosa. Gente che non ammetterà mai neppure sotto tortura di avere pagato quel sogno più di quanto valesse, perché diventerebbe oggetto di scherno da parte di chi è rimasto a marcire nel villaggetto maligno e degradato. Come succedeva anni fa da noi, quando dalla Germania tornavano gli italiani con l’auto costosa e il volante rivestito di finta pelliccia: non confessavano mai le reali condizioni in cui vivevano. Volevano solo mostrare di avere vinto.
È così che funziona: lo stolto, il disperato, quello che non ne può più e non capisce neppure che si sta tirando la zappa sui piedi, appicca un fuoco per rabbia, per vendetta contro non sa neppure lui chi. Qualcuno meno stolto approfitta della situazione e scappa, ruba, distrugge, minaccia, creando ulteriore rabbia, ingiustizia e caos. Qualcuno ancora meno stolto ne approfitta per spettacolarizzare la tragedia, diventare protagonista, mettere urgenza e ottenere fondi a casaccio. Qualche furbetto ci vede un’occasione di lavoro: più la situazione rimane complicata, più si tenderà a delegare, ad assumere chi se ne occupi almeno in apparenza, e così lo stipendio è assicurato per tanto tempo. E non sono stipendi bassi.
I furbi comandano: concedono, tolgono, smistano. Soprattutto contano, fanno statistiche, monitorano. Ma con calma. Anche loro ci tengono al posto di lavoro, ben pagato da cittadini benestanti, benpensanti e pieni di pietà, ma che la notte stanno ben lontani dai posti di periferia, tranne che per andare a comprarci qualcosa di illegale.
Poi ci sono i super-furbi, quelli che valutano le cose strategicamente. Preoccuparsi che a Moria ci siano anche 4000 bambini, che non hanno scelto niente, ma sono stati semplicemente trascinati come pacchi o venduti, non è compito loro. Per quello ci sono le associazioni umanitarie. Loro devono valutare i pro e contro a lungo termine e trovare il massimo vantaggio al minimo costo per la società che sono pagati per proteggere.
Guardando le cose dal loro punto di vista, la panoramica cambia e bisogna riconoscere che con questi flussi migratori si ottengono alcuni vantaggi:
1 Certi stati si liberano dei ceti più bassi e problematici. Non solo non costa nulla mandarli via, pagano persino.
2 Si tiene occupata la criminalità organizzata, che da questo traffico guadagna senza danneggiare troppo la società che resta. Un venditore di sogni gira per villaggi e periferie, cerca i clienti giusti e chiude contratti senza disturbare nessun altro. Da lì una lunga staffetta di autisti, guide, e procacciatori guadagnerà la sua parte indisturbata.
3 Si rivitalizzano intere realtà produttive e commerciali, più o meno legali, grazie a un lavoro nero estremamente sottopagato.
Tutte queste realtà sono tollerate a patto che corrispondano il dovuto pizzo e che non creino grossi problemi.
Tutte queste realtà sono tollerate a patto che corrispondano il dovuto pizzo e che non creino grossi problemi.
In questo modo, i molti Paesi che si trovano lungo le rotte dei flussi migratori verso l’Europa si stanno arricchendo da anni, e lo fanno anche con la pandemia in corso. Altri Paesi che fino a ora erano rimasti ai margini del fenomeno, capita la convenienza e vista la crisi stanno gradualmente aprendosi alle rotte migratorie di passaggio (https://www.ilpost.it/2021/11/10/migranti-bielorussia-viaggio/ ).
4 Con i soldi ricavati da questo traffico si potenziano anche gli eserciti. Con la spedizione in massa di disperati verso l’Europa la si destabilizza, economicamente, socialmente e politicamente. La si può anche ricattare: la Turchia, per esempio, ha un milione di rifugiati. Pagata (ma non abbastanza, secondo lei) per tenerseli, se ne lascia “sfuggire” qualche centinaio al giorno verso le coste europee della Grecia. Ha già minacciato più volte di farne passare molti di più e tutti insieme, se non accettiamo le sue richieste. Richieste che ora che c’è anche il problema pandemia si fanno progressivamente più onerose.
Guardando le cose da questa prospettiva forse ci si rende conto che i nostri “Accogliamoli” e i nostri “Mandiamoli via” non solo non rappresentano possibili soluzioni, ma sono proprio il carburante che serve a mantenere stabile questo sistema, che coinvolge oramai interessi economici, politici e strategici di mezzo mondo. Non basterà votare per Tizio o per Caio. La semplice verità è che nonostante nella situazione attuale ci sia tanta gente che ci rimette, anche in modo spaventoso, ce n’è molta di più che ci guadagna, ricavandone vantaggi a volte insospettati e persino difficili da identificare.
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