Effetto Dimash
È successo che mio fratello fosse molto preoccupato per suo figlio adolescente, che passa la vita incollato allo smartphone:
– Almeno una volta usava la Play Station – mi ha detto sconsolato – adesso non gioca neppure: GUARDA! Guarda gente che commenta guardando altra gente che gioca! –
Prima di dedicarmi alla scrittura ero una psicologa, e ho sentito il dovere di indagare più a fondo sulla faccenda. Mi sono avvicinata quatta quatta a mio nipote sprofondato nel divano, mento piantato sul petto e occhi fissi sul telefono, e ho sfoderato il mio tono più mondano: – Che guardi di così interessante, bello di zia?-
Siccome il mondo esterno è diventato per lui una specie di fastidioso rumore di fondo, non mi ha risposto. Io però sono rimasta lì a fissarlo, allora lui mi ha vista con la coda dell’occhio, ha recuperato il file dell’ultimo rumore che aveva sentito, l’ha tradotto e ha emesso una risposta biascicata: – …Eaction…
Non volevo fare la figura della vecchia zia che non ci arriva, così ho annuito saputella e sono corsa su Google a digitare E action.
Niente.
Tornare da mio nipote a chiedere chiarimenti sarebbe stato troppo umiliante, quindi ho spremuto le meningi e alla fine ho avuto la brillante idea di digitare E action video: una lunga lista di Reaction è apparsa di botto. Ne ho scelta una tra le prime, che aveva più di un milione di visualizzazioni: si trattava della reaction di un cantante a un altro cantante, tale Dimash Kudaibergen, che cantava una canzone francese triste, S.O.S. d’un terrien en détresse
Ho dovuto guardare questa reaction una seconda volta, per meglio definire le mie sensazioni: il tizio che stava guardando il video, mentre io guardavo lui, sembrava genuinamente commosso dalla performance. Dimash (quella era la prima volta in assoluto che lo ascoltavo) sembrava una sorta di moderno Farinelli, a parte il fatto che poteva anche cantare note molto basse e controllare i suoni in modo impressionante. Oltre a ciò sembrava avere l’abilità di veicolare con i suoni una forte personalità e un’enorme carica emotiva, che passava intatta anche all’ascoltatore dell’ascoltatore. Da dove diavolo arrivava costui, che pareva pure un ragazzino? Il TV show era cinese, ma lui non sembrava esattamente cinese e aveva una faccia molto interessante. Indossava anche un abito strano, che si capiva subito che poteva stare bene soltanto addosso a lui.
Per farla breve, ho passato la giornata su Youtube a guardare tutte le performance di Dimash nello show cinese I am a singer. Per ogni canzone che ascoltavo andavo in cerca delle reactions, individuando quelle che mi sembravano meglio rispecchiare i miei sentimenti.
Anche se non è la mia generazione, ho capito perché le reactions sono così popolari tra i ragazzini: è come assistere a qualcosa di emozionante in compagnia di un amico, condividendo le sensazioni. Molti di questi youtubers siedono in stanze da letto o cucine che assomigliano a quelle di chiunque altro.
Volevo sentire anche il parere tecnico di qualche esperto e ho trovato questo youtuber che offre un’interessante spiegazione su come funzionino le corde vocali e come sia possibile produrre certi suoni. Non che con questo si riesca a spiegare il mistero di Dimash, al punto che anche molti professionisti si sono arresi all’idea dell’origine ultraterrena della sua voce, ma io ho potuto così ripassare un po’ di spagnolo.
Poi mi sono dedicata a osservare le reazioni di persone appartenenti a culture diverse, che manifestavano le loro emozioni in modi così interessanti e sconosciuti.
Poi ancora Dimash. Che strano naso. Mi appassiona cercare di risalire all’origine di certe caratteristiche fisiche, immaginando da quali genti del passato possano essere state ereditate.
In tre giorni avevo incamerato ogni informazione su Dimash disponibile in inglese sul Web, e potevo ricordarmi tutto perfettamente. Se solo fossi altrettanto brava in altre cose, come imparare le regole del SEO, per esempio.
A un certo punto ho anche cercato di convincere mio nipote a guardare Dimash con me, prima di accorgermi che mio fratello mi stava fissando con uno sguardo di profondo disappunto e delusione.
Sono comparsi altri sintomi preoccupanti: mentre guardavo le reazioni a Dimash da parte di persone sparse per il mondo, ho iniziato a soffrire di una strana forma di felicità, quella specie di calda sensazione che deriva dal sentire di avere una famiglia. Così mi sono iscritta a un Dimash fan club su FB, ed era la prima volta che facevo una cosa simile. Non avevo attraversato quella fase da giovane, e ora temevo di essere la più vecchia del gruppo, ma ho scoperto presto di non essere l’unica zia iscritta.
Nel gruppo ci chiamiamo Dears, come fa Dimash con i suoi fan: Ciao Dears! Grazie Dears! Benvenuto Dear! Buffo, no? Ancora più irreale è l’atmosfera paradisiaca che permea questi gruppi, dove tutti cercano di “seguire” le regole di Dimash, basate sulla tolleranza e la compassione: pochi screzi, generosità e buona disposizione reciproca.
Intanto un’altra grave conseguenza di dimashitis mi stava ulteriormente devastando: ho sempre avuto un buon orecchio per la musica, ma dopo avere ascoltato così tanto Dimash e con così tanta attenzione, ho sviluppato un’ipersensibilità all’intonazione e ora trovo persino dolorosa anche la più lieve imperfezione. Mi dispiace, ragazzi de Il Volo .
Dopo avere studiato la storia del Kazakistan e le sue relazioni politiche e culturali con Mongolia, Cina e Turchia; il fenomeno cinese degli show musicali e la nuova moda di abbigliamento che arriva dall’Asia e che presto colpirà l’occidente come un uragano (mio opinione personale); dopo avere scoperto cantanti come Tengri, Ayunga, e Wu Tong con il quale Dimash canta Jasmine* durante un tv show cinese spettacolare; dopo avere scoperto un’altra Jasmine version di Dimash, dove lui interpreta la canzone con uno stile indo-arabo – avevo così tante cose da discutere con nessuno disponibile, che ho sentito la necessità di scrivere almeno un articolo.
L’ho fatto e l’ho condiviso sulla mia bacheca FB. Ho ricevuto una sola reazione, la faccina che ridacchia, da parte di mia madre. Tutto quello che mi ha detto è che si era sbagliata e voleva mettere un like.
Con il cuore spezzato e senza alcuna aspettativa, ho condiviso l’articolo su alcuni gruppi fan di Dimash. È diventato virale e ho presto scoperto che alcuni Dears cercavano di leggerlo anche se non capivano l’italiano. Qualcuno chiedeva aiuto nei gruppi per tradurlo, allora mi sono commossa e l’ho tradotto in inglese personalmente, pubblicandolo sul blog.
Con oltre 10.000 visualizzazioni in due giorni, la versione inglese dell’articolo ha fatto il giro del globo. Dears di tutto il mondo mi hanno inviato così tanti ringraziamenti e così tante benedizioni in ogni lingua, da farmi sentirmi una miracolata. Andavo a spiare i loro profili Facebook cercando di pronunciare i loro nomi esotici, studiando le foto delle città in cui vivono, delle loro scuole, cercando di percepire come si vive là, com’è la loro vita.
Qualcuno ha tradotto l’articolo in russo, e poi in greco, includendo il link all’articolo originale (sì, i Dears amano essere onesti e generosi) e scatenando altre centinaia di commenti e condivisioni. Sono stata un altro intero giorno a guardare la mappa delle visualizzazioni del mio blog, con le nazioni – alcune delle quali a me totalmente sconosciute – che si accendevano di verde una dopo l’altra. Ho imparato a riconoscere la bandiera della repubblica socialista di Macedonia e quella delle Jersey Islands. Centinaia di visite dal Kazakistan, una nazione per la quale ora provo una sorta di simpatia, mi hanno resa oltremodo gongolante.
È emozionante fare qualcosa di così piccolo e riuscire a dare un momento di gioia a così tante persone sconosciute, che ti sorridono in risposta.
Forse sono una vecchietta ingenua e sentimentale che sta scoprendo un fenomeno già noto. Ma mi piace pensare che sia il giovane Dimash a essere un maestro: un maestro del canto e dello spirito.
Sì, credo nell’effetto Dimash. E in futuro continuerò a tradurre qualcuno qualcuno dei miei articoli in inglese, se capita.
Grazie, Dimash. Pахмет.
* La canzone Jasmine, che Dimash ha eseguito almeno in tre versioni diverse, è una canzone popolare cinese che risale all’Era Qianlong (1735–1796) e che divenne molto famosa, persino all’estero. Nel 1920 Giacomo Puccini stava scrivendo la Turandot e si trovava in vacanza presso il suo amico barone Cassini, che era stato a lungo console in Cina. Cassini possedeva un carillon con delle arie popolari cinesi e da lì Puccini trasse ispirazione. Da 100 anni il ritornello della popolarissima canzone cinese Jasmine (Mo Li Hua) è parte dell’opera Turandot e la si può riconoscere nella scena “Gira la cote! Perché tarda la luna?” dal minuto 6,17.
Ciao sono luigi,ho 63 anni ho scoperto Dimash da due mesi e non riesco a staccarmi dalla sua immensa bravura
dimenticavo che ha la fortuna di collaborare con un vero genio, il cui nome corrisponde a Igor Krutoy
Premetto che ascolto Metal e hard Rock da una vita e di grandissimi cantanti me ne intendo, dopo 35 anni di ascolti ah ah ah. Ho scoperto Dimash per puro caso e devo dire che è un cantante eccezionale. Tecnicamente preparatissimo, per la sua voglia di esplorare, conoscere, migliorare mi ricorda il grandissimo Demetrio Stratos. Penso che la sua voglia di crescere e stupire cantando benissimo sia la sua piu grande dote. E poi finalmente qualcuno che non se la tira, nonostante se lo possa chiaramente permettere. Lo vedrei bene nel Prog Metal o Power. Ah ah ah
Ciao sono Beatrice, sono di Pescara è ho 56 anni non ti preoccupare 3 anni fa mi è venuta la dimascite acuta,(sono ben felice di averla); quindi non sei sola …ma come te qui in famiglia ascoltano tutt’altro e la voce bellissima di dimash da fastidio. Io vado in camera metto le cuffie e me lo sento tutti i giorni…e sono agitata la notte faccio lo stesso e 😴. Ciao. Grazie dimash.
🙂
DIMASH ha un grosso, enorme, gigantesco DIFETTO:
non si riesce più ad apprezzare gli altri cantanti !
Ho quasi 50 anni e vorrei essere anch’io sotto il palco con il mio mazzolino di fiori.
🙂
Condivido, ti sembrano tutti piccoli
Sono una bisnonna di quasi 73 anni. Seguo Dimash dal 2015, quando ha vinto il primo premio dello Slavinsky Bazaar… e rimango ancora stupita, dopo tanti anni, di sentire che la sua voce, il suo talento e la sua tecnica vocale migliorano d’anno in anno. Sono felice di essere ancora al mondo per poter godere ancora qualche anno del talento di questo meraviglioso e carismatico ragazzo.
In realtà non migliora la sua voce e la tecnica, che era già matura e raggiunta prima dei vent’anni, certamente la padronanza scenica e l’attitudine attoriale, che aggiungono carisma ad un canto maestoso e sublime! Che gioia essere suoi contemporanei!!
Dimash, l’Italia del bel Canto che porti così in alto ti aspetta per tributarti tutti gli onori che meriti!!!
Bellissimo articolo, complimenti!
Anch’io non sono più giovanissima ma adoro Dimash, l’ho scoperto per caso circa 2 anni fa e da allora non riesco più a farne a meno tanto che riempie praticamente tutte le mie giornate.
L’unica cosa che mi dispiace un pò è che da quando ascolto lui non riesco ad ascoltare altri cantanti o se comunque lo faccio mi ritrovo immancabilmente a fare i paragoni e, ovviamente, non ne trovo nessuno alla sua altezza.
E’ successo anche a me che non sono piu’ giovanissimo.
Per la prima volta vedere che tutto il mondo dei vocal Coach di youtube rimane senza parole quando ascolta Dimash mi ha fatto sorridere e stupire.
Il fenomeno e’ davvero inquietante ma ampiamente meritato.
Ero convinto che Pavarotti , Caruso , Corelli e la divina Callas fossero voci tecnicamente inarrivabili, poi sento ‘sto ragazzino e perdo la testa.
Incredibile!!!.
E’ anche vero che dopo anni di Xfactor e Amici di Maria de Filippi non se ne puo’ piu’ , finalmente uno che sa cantare davvero 🙂