Negazionismo scientifico: risposta sociale a strategie di marketing ripetitive
Ultimamente anche gli psicologi si sono adeguati alla moda degli esperti che la sparano grossa, ma negazionismo e complottismo scientifici non sono malattie mentali individuali: sono nevrosi sociali, già studiate a partire dagli anni ’60.
In molti esprimono opinioni su questo fenomeno, e l’accusato principale è sempre l’ignoranza scolastica. Eppure di questi tempi sembra che il negazionismo scientifico abbia colpito anche persone istruite e addirittura quelle considerate persone di scienza. Forse ci sono altri motivi che spingono la gente a rifiutare certe realtà e questo, come già ribadito più volte dai giornalisti scientifici tra i quali la dott.ssa Roberta Villa, potrebbe avere più a che fare con la comunicazione e da come questa sia stata impostata, di proposito, negli ultimi decenni.
Prendi una persona non necessariamente ignorantissima, ma priva di capacità analitiche sopraffine. Alcuni potrebbero anche essere laureati: una buona memoria e impegno costante sono sufficienti per la maggior parte delle facoltà.
Inizia somministrando abbondantemente e con regolarità a questa persona un intrattenimento basato sull’irrealtà, ma dove la narrazione fa apparire l’impossibile ragionevolmente possibile. Film di fantascienza, d’amore, d’orrore, di eroi resilienti. Fantasie ricche e intense, create a tavolino, dove tutto andrà bene e i cattivi sono sempre gli altri.
Lascialo ad assorbire passivamente questa roba per molto più tempo rispetto a quello in cui ha potuto assorbire reali conoscenze, e fagli credere che questo è un suo diritto, non una tua convenienza.
Usa lo stesso sistema in pubblicità: con toni autorevoli, che imitano alla perfezione quelli delle comunicazioni oneste e attendibili, prometti qualcosa che nella realtà si rivela sempre un bidone.
Promettigli per esempio la bellezza scientificamente provata, usando parole come “favorisce”, “riattiva” “protegge”. Mescola abilmente scienza, tradizione e mistero facendo anche sentire un po’ fesso chi non ci arriva o non capisce. Fai che la gente scopra che le parole e i segni nascondono significati:
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La miglior crema** anti-età globale nata dalla scienza delle cellule madre e dall’expertise floreale Dior. Già dopo 7 giorni, le rughe sono come riempite dall’interno, la pelle è rassodata e la sua grana affinata. Risplende di salute. Dopo 1 mese, i risultati si consolidano per durare. * Cutting-Edge Long-Lasting Energy (energia all’avanguardia a lunga durata).
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Al centro della formula, un fiore dallo straordinario potere rivitalizzante sfruttato dalla Scienza Dior.
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L’estratto di Longoza è come una sferzata di energia per la pelle: dona nuovo slancio al potere rigenerante delle cellule madri, cuori pulsanti dell’epidermide.
IL CAPOLAVORO DI UNA FORMULAZIONE POTENZIATA E NATURALE
Un aspetto interessante delle pubblicità di questo tipo è che conferiscono all’ascoltatore la sensazione di poter acquisire una conoscenza con facilità. Che basta usare un certo linguaggio, o infiorettare i discorsi con certe parole, per essere riconosciuti come competenti. Ogni slogan oramai, anche quello delle merendine, usa termini scientifici, tecnologici, persino filosofici. Termini che sono spacciati per concetti.
Molte persone confondono il giudizio morale con quello razionale e quando hanno forti sentimenti nei confronti di qualcosa li scambiano per competenza: chi ha subito una delusione d’amore ne parla con disincanto, razionalizzando, come chi ha capito tutto e sa dov’è il trucco. Chi teme qualcosa (e chi non teme la malattia?) cerca di fare lo stesso.
La difficoltà nel discernere tra obiettività ed emotività è una caratteristica naturale, sempre esistita, ma oggi ampiamente sfruttata e soprattutto elicitata dalla pubblicità. Nei paesi industrializzati la pubblicità è progressivamente diventata più invasiva a partire dagli anni ’50 del novecento, fino a diventare la principale forma di comunicazione persino al di fuori del contesto mediatico e commerciale. Tutto questo senza che nessuna autorità muovesse un dito, perché l’uso di narrazione e pubblicità sono diventati anche il mezzo più accessibile per conquistare l’autorità e il potere.
Il risultato oggi è una massa confusa, condizionata a desiderare sapendo che non avrà mai vera soddisfazione. Che reagisce per target e se la comunicazione non segue gli standard a cui è abituata si sente a disagio. Che di fronte a un’informazione univoca, priva di contenuti suggestivi e manipolatori, reagisce con il bisogno di cercarli ed eventualmente inventarli.
Avrai gente paranoica, che si fida solo di suo cugino. Che ha la sensazione persistente di essere uno strumento usa e getta e di essere costantemente presa in giro, ma che non riesce a individuare un colpevole preciso, se non un’entità indefinita, superiore.
Inutile accusare l’ignoranza: il negazionismo è un effetto collaterale di cure economiche molto efficaci e che hanno fornito benessere a tutti. Sta solo restituendo le metafore dell’informatica e della narrazione d’intrattenimento che sono entrate nella memoria collettiva: il sistema, i virus nel sistema, i rettiliani, i complotti mondiali, i dottori cattivi, le iniezioni che ti riducono a un automa, i microchip, il comando a distanza.
Il ripescaggio e l’adattamento di fantasie giustificative è sollecitato dal contesto: con la pandemia le scie chimiche sono passate di moda e chi le vedeva ora è concentrato a vedere ambulanze vuote che girano a caso.
La pubblicità è come un virus: si adatta e sfrutta ogni caratteristica dell’ospite a suo favore. Dato il negazionismo, ci sarà chi ne approfitta, come i negazionisti/complottisti di convenienza che aderiscono a certe correnti di pensiero per motivi economici, narcisistici, di appartenenza a un gruppo sociale, di bastian contrario, rivalsa o visibilità. In qualche modo sono vittime anche loro e non sono sempre perfettamente consapevoli di mentire. Piuttosto mettono il pensiero critico in secondo piano rispetto a bisogni più pressanti, come la convenienza, che ha superato in valore l’onesta intellettuale e la coerenza.
Ovviamente le cause dei comportamenti sociali sono tante e stratificate, e volendo metterla su piano prettamente psico-evolutivo, guardando il fenomeno senza il risentimento personale del pubblicatore di post trollato, a dettare certi atteggiamenti ci sarebbe anche la paura: ne parlo qui.
La soluzione compete agli intelligenti creativi, quelli che ragionano bene, sono meno manipolabili e possono inventare soluzioni. C’è un problema, però: è storicamente accertato che ai potenti gli intelligenti non piacciono. Mai.
Mah, se si fa un discorso generico, senza fare nomi e cognomi, non si capisce cosa si sostiene effettivamente.
Sì parla di negazionismo. Ma chi sarebbero i negazionisti?
Quelli che negano il cambiamento climatico?
Potrei anche essere d’accordo. Anzi, sono d’accordo. Ma c’è un problema: quelli che oggi si stracciano le vesti perché dobbiamo fare al più presto questa benedetta transizione ecologica sono gli stessi che fino a ieri difendevano lo status quo.
Che sia in atto un cambiamento climatico e che le attività umane ne siano la causa è un dato scientifico noto da almeno trent’anni.
Trent’anni.
Dove sono state tutto questo tempo le Cassandre del clima?
Come mai si stracciano le vesti solo ora?
La gente non è stupida.
Vede che l’establishment prima sosteneva una cosa e adesso sostiene l’esatto opposto.
Può fidarsi?
Certo che no.
Anche perché se ti chiami Chicco Testa puoi fare il negazionista impunemente, nessuno ti dice niente, perché sei di quella parte lì.
Ribadisco, la gente non è cretina. La gente ha buona memoria.
Non puoi martellarla per trent’anni dicendo che i modelli climatici sono inaffidabili e oggi, in nome di quegli stessi modelli, sostenere che il prezzo della transizione lo devono pagare loro.
Interessante lettura sul negazionismo crescente di questi giorni. Credo la paura e la paranoia che essa produce, siano in effetti il prodotto di scarto di decenni di falsa comunicazione. Falsità che ha lasciato milioni e milioni di persone deluse, che ormai non si fidano di nessuno. Complimenti.