Occhiali a fori stenopeici: fori conici, cilindrici o piramidali?
Che forma devono avere i buchi degli occhiali stenopeici?
È la domanda ossessiva che rimbalza su Amazon colpendo ogni rivenditore, anche cinese.
Sebbene sia sempre piuttosto difficile capire il funzionamento del foro stenopeico, pare che molti siano ossessionati dalla sua forma. Le teorie sono molteplici, ma in generale, per il principio del piatto ricco, tutti ci tengono al fatto che questi occhiali abbiano delle features. Non solo buchi, quindi, ma buchi di un certo tipo.
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Così capita che tra le risposte alla domanda: “I fori di questi occhiali stenopeici: sono conici, cilindrici o piramidali?” il rivenditore cinese risponda: “no” e quello italiano invece dimostri più fantasia: “conici a forma piramidale”.
La teoria fantascientifica a favore del foro conico, o per meglio dire, a tronco di cono – cioè con un’apertura più larga da un lato dello schermo e più stretta dall’altro – sostiene che questo sia meglio di un foro semplice, cioè cilindrico. La forma conica aiuterebbe a “incanalare la luce”.
Peccato che la luce non sia acqua.
Ancora più esoterica è la teoria del foro piramidale, o per meglio dire, a tronco di piramide: un foro quadrato con un’apertura più larga da un lato e più stretta dall’altro. Stesso principio del cono, ma si sa che la piramide è magica, lo dicevano anche gli antichi egizi, e aggiunge un suo quid terapeutico.
Esistono in realtà occhiali stenopeici i cui fori, andando a verificare con una grossa lente d’ingrandimento, hanno in effetti una micro-forma tridimensionale non cilindrica. In particolare, se lo schermo è stato forato con una macchina a punzoni, il foro di entrata sarà leggermente più largo del foro di uscita o viceversa. Di quanto? Di pochissimo: ecco come nasce il foro a tronco di cono. Molti occhiali stenopeici a griglia di fori quadrati invece hanno uno schermo più spesso, perché è ritagliato da fogli di plastica prestampata per altri propositi e in alcuni casi si può notare, anche senza lente d’ingrandimento, che il foro di entrata è più largo di quello d’uscita di… pochissimo.
In entrambi i casi, dal punto di vista dell’efficacia dell’occhiale, non cambia nulla. Lo spessore dello schermo su cui sono ricavati i buchi è pressoché nullo. La differenza del diametro dei fori d’entrata e di uscita è troppo piccola per avere un benché minimo effetto.
La tridimensionalità del foro, insomma, non conta. La plastica con cui sono fatti gli schermi inoltre è quasi sempre lucida: se lo schermo fosse più spesso, e il foro avesse una tridimensionalità consistente, la luce si rifletterebbe rimbalzando lungo i lati interni del cilindro/tronco di cono/tronco di piramide, creando un fastidioso effetto alone. Se questo fosse il caso, i tronco di cono o il tronco di piramide peggiorerebbero la situazione. Questo è il motivo per cui nessun dispositivo ottico ha una forma diversa da quella cilindrica con apertura circolare. Basti pensare a microscopi e telescopi.
Andando ancora più nel dettaglio, è tutto da verificare se un foro più largo in ingresso e più stretto in uscita sia utile.
E allora, verifichiamolo: basta fare un cono di carta e tagliargli la punta per poi piazzarselo davanti a un occhio. In generale neppure con un tronco di cono o di piramide alto 5 centimetri c’è molta differenza, sia che si guardi dal buco più grande che da quello più piccolo. In ogni caso l’immagine è vista soltanto attraverso l’apertura più piccola. Per evitare sdoppiamenti e sfocature ai margini dell’immagine, è meglio mettere vicino all’occhio l’apertura del foro più larga. In tal caso però si ha la conferma che gli schermi degli occhiali stenopeici a tronco di cono o di piramide sono spesso montati dal lato sbagliato, perché a volte presentano l’apertura più piccola dal lato interno dell’occhiale, cioè quello più vicino all’occhio. Per migliorare ancora l’attendibilità dell’esperimento si può tagliare il cono di carta in modo che non sia più alto di mezzo centimetro, cioè ben 50 volte più spesso dello schermo di un occhiale stenopeico. Poi si prova a guardare attraverso i due buchi e si scopre che già in questo caso è molto difficile percepire differenze, figuriamoci su uno spessore 50 volte inferiore.
Per aggiungere un po’ di carne al fuoco rivelerò che esistono occhiali stenopeici i cui fori sono a forma di stella, e sono pure brevettati. Quale super potere avrà mai il foro a stella rispetto al comune foro rotondo? Non lo sanno neppure quelli che l’hanno brevettato. In base al principio del foro stenopeico, si direbbe proprio un’idea pessima.
Per tagliare la testa al toro, comunque, basta fare riferimento alla fotografia, ambito nel quale il foro stenopeico è usato da secoli e in modo molto più scientificamente comprovato. Il foro del diaframma è tondo, non quadrato, non triangolare, non a stella. La lastra su cui è ricavato è il più possibile sottile, quindi non si può neppure definire cilindrico. Funziona solo così, dai tempi di Galileo.
Anche i miti sulla disposizione dei fori sono da sfatare: la migliore è quella a nido d’ape, cioè esagonale, per ovvi motivi matematici. Lo schermo dell’occhiale deve essere convesso.
Se lo schermo è piatto e ha la distribuzione dei fori a righe parallele probabilmente significa che si tratta di un ritaglio proveniente da una lastra concepita per altri scopi e più economica da acquistare, ritagliare e inserire in una montatura. Questa distribuzione è comunque utilizzabile e una volta abituati ad essa, c’è chi la preferisce.
Questo non impedisce ai venditori improvvisati di raccontare un sacco di sciocchezze su come i loro occhiali stenopeici siano scientificamente i migliori, tanto la maggior parte della gente non ha idea di cosa stiano dicendo. Se però sul sito di questi scopritori scientifici non c’è una spiegazione chiara del perché i loro occhiali dovrebbero essere migliori degli altri, e soprattutto c’è un riassunto, se non la copia esatta della descrizione che si trova QUI (che ho scritto io, e che esiste dal 1999, prima di ogni altra) c’è poco da fare: la superiorità di questi occhiali è falsa e molto probabilmente sono anche scadenti.
La differenza di prezzo degli occhiali a fori stenopeici è data dal fatto che siano fabbricati all’estero, con montature la cui plastica non ha il marchio CE e i cui schermi sono ricavati da lastre piatte destinate ad altri scopi. Se invece la montatura proviene da un occhialificio italiano e gli schermi sono fatti con uno stampo per lenti opportunamente modificato per i fori, e ce n’è uno per la lente destra e uno per la sinistra, il costo dell’occhiale inevitabilmente si alza. Il rischio degli occhiali economici è che i fori dei due schermi, essendo ritagliati e montati molto velocemente, non siano simmetrici, mentre gli occhiali fabbricati completamente in occhialificio non presentano questi problemi.
Il diametro dei fori
La scienza su questo è chiara e la fotografia lo conferma: più il foro è stretto, più la messa a fuoco aumenta. Più è largo più diminuisce. C’è un limite però, che è legato all’usabilità. Di solito in buoni occhiali stenopeici sono un compromesso tra fori non troppo larghi e loro densità. Uno schermo a fori molto piccoli consentirà una maggiore acuità visiva ma richiederà la presenza di più luce e maggiore perizia nel gestire l’occhiale per compiti a distanza ravvicinata, come la lettura. Fori più larghi faranno entrare più luce, ma diminuiranno di conseguenza l’acuità visiva. Possono andare bene per leggere se la presbiopia è agli inizi, altrimenti non sono sufficienti per mettere a fuoco le scritte e anche a distanza non aiutano molto. Le persone con un difetto visivo maggiore si troveranno meglio con fori più piccoli della media.
Gli occhiali stenopeici a fori “bifocali”
cioè quelli che hanno fori più piccoli nella parte alta dello schermo e più larghi in quella più bassa, a imitazione delle lenti bifocali tradizionali, sono un’invenzione perversa, che manda soltanto in confusione e costringe il loro portatore a una rigidità di sguardo del tutto contraria a ogni principio vagamente Batesiano. Questi ultimi sono altamente sconsigliati, mentre per quanto riguarda gli altri, i più semplici da usare sono quelli con fori cilindrici (o pseudoconici) con una distribuzione dei fori a nido d’ape e gli schermi convessi, come quelli degli occhiali da sole (un buon esempio è rappresentato nell’immagine di questo post). Non c’è molta differenza neppure con i fori quadrati (pseudopiramidali): è una questione personale e di primo impatto, c’è chi preferisce gli uni agli altri.
La vista “periferica”
Qualche rivenditore si lancia a spiegare che i suoi occhiali hanno schermi più larghi o sono privi di “punti ciechi” cioè di angoli dello schermo dove non ci sono fori e questo è un vantaggio. In realtà quando si usano gli occhiali a fori stenopeici la vista periferica è soppressa per forza: con la coda dell’occhio non si vede nulla. Questo è il motivo per cui si raccomanda di usarli da fermi e in luoghi tranquilli. Gli angoli “ciechi” di alcuni occhiali dimostrano che sono fatti con uno stampo e non ritagliati da lastre. Detto questo scegliere l’uno o l’altro tipo è equivalente, e per verificarlo si può fare la prova di apporre un piccolo pezzo di nastro adesivo non trasparente lungo i bordi esterni dello schermo.
Altri usi terapeutici degli occhiali a fori stenopeici
Da anni sono studiati per i loro effetti sulla postura, ma non c’è nulla di conclusivo: in alcuni casi sono stati quasi miracolosi, in altri apparentemente uguali non hanno sortito alcun effetto. Ci sono venditori che sostengono che possono curare anche la forfora, ma solo il loro modello: quello degli altri è sempre pericolosissimo. Diffidare di chi usa questo metodo di vendita e diffidare di chi sventola dichiarazioni di “professionisti” vari: andando a guardare i loro siti spesso risulta che vendono anche altri amenicoli facenti parte di un loro personale sistema di cura, che a parte la dichiarazione del professionista che la propone non ha altri studi dimostrabili.
Occhiali certificati come dispositivo medico
Per avere una certificazione è sufficiente spedire un modello all’ufficio preposto e PAGARE. Se l’occhiale non presenta difetti evidenti di fabbricazione ed è fatto con materiali approvati dalle direttive europee, di solita la certificazione è concessa. Una volta avuta la certificazione però alcuni venditori vendono anche altri modelli, spesso di produzione asiatica, che non otterrebbero mai la certificazione in questione.
Aggiornamento del 16/10/18. È uscita la guida tecnica all’acquisto: Occhiali a fori stenopeici. Come funzionano, come si usano, quali acquistare.
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Mi sembra una recensione seria e molto ben fatta. Mi sarebbe piaciuto se l’articolo avesse fatto una qualche considerazione sulla reale efficacia o meno di questi occhiali sull’effetto terapeutico da molti venditori promesso, nel senso di una possibile guarigione di miopia, presbiopia, o altro.
Ciao Francesco, questo articolo è lungo 2000 parole, 3 volte più della media. Se avessi fatto anche una disquisizione sull’efficacia, del come, del quando e del per cosa di questi occhiali avrei dovuto scrivere un libro. Cosa che ho fatto, ne ho scritti tre. “Il Metodo Bates e gli occhiali a fori stenopeici: l’investigatore Toponi risponde” è quello più veloce ed economico. Con 99 centesimi ci sono tutte le domande e tutte le risposte. Si tratta di risposte mie però, cosa promettano i venditori va oltre la mia possibilità di intervento.