Hasmina, le rovine del futuro
L’isola di Hasmina o Gunkaminjina (il significato di queste parole è: l’isola di Battaglia Navale, per via della sua forma) è una piccola isola artificiale al largo di Nagasaki, in Giappone.
Fu costruita alla fine del diciannovesimo secolo per ospitare la comunità di persone necessaria a estrarre il carbone della miniera sottostante.
Negli anni ’70 era il posto più densamente popolato del mondo: migliaia di persone vivevano in 6 chilometri quadrati, senza neppure una pianta, e molti anche anche senza vista mare.
Le prime strutture giapponesi antisismiche e anti-tifone furono costruite e testate proprio lì.
Nel 1974 la miniera di carbone ha infine chiuso, e gli abitanti se ne sono andati in poche settimane, lasciando qualche sedia abbandonata in un un alveare vuoto, fatto di sole costruzioni in cemento armato.
Rimasta isolata per 30 anni, corrosa dalla salsedine, Hasmina è ora controllata da droni per motivi imprecisati, ma anche parzialmente aperta alle visite del pubblico. L’atmosfera di questo posto è decisamente insolita: sembra di galleggiare sui resti di un Titanic marziano.
Per visitarla è necessaria la prenotazione; c’è un unico traghetto giornaliero che trasporta pochi turisti per volta e sbarcati sull’isola bisogna seguire un percorso obbligato, che è stato deciso dalle autorità per questioni di sicurezza.
Ma perché visitarla? Questa è una domanda a cui non è così facile rispondere. Oltre agli scorci che potrebbero affascinare un regista o un fotografo, rimane il fascino da far west metropolitano di un posto che si spera appartenga definitivamente al passato, con il timore che invece non sia così.
Ad Hasmina non si possono fare immersioni, che sono interdette in tutta l’area marina circostante, per motivi non specificati. Sembra che l’isola sia stata acquistata dalla Mitsubishi, ma non si sa cosa intenda farne.
Di sicuro è stata, forse è, potrebbe diventare, un teatro. Ma di cosa, è ancora tutto da capire.
Hasmina sulla mappa
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