Corvo Nero non avrai il mio cappello (nuovo)
Non m’importa se mi corteggi a suon di pezzettini di conchiglia, e non ci casco neppure se mi porti i semi canditi di baobab come hai fatto una volta, dimostrando di sapere esattamente cosa mi piaceva.
Io, per te, ho rinunciato a fare colazione. Prendevo tutto il pane che trovavo e mi facevo consegnare le uova bollite al posto dell’omelette. Nascondevo il cibo in tasca e mi allontanavo furtiva, nella disapprovazione generale.
Tu non mi hai mai lasciato finire in pace il mio cocco.
Sono dimagrita.
Invece di svolazzare e mangiare briciole come gli altri, hai iniziato a posarti sul palo e a fissarmi finché non sei stato certo della mia attenzione. Poi sei arrivato con un piccolo oggetto chiaro nel becco e l’hai infilato sotto la sabbia. Mi osservavi, posato su un altro palo, mentre io mi precipitavo a scavare dove avevi lasciato le tue impronte, trovando tutto quello che si può trovare nella sabbia di mare, e niente, niente altro.
Allora tu avevi risolto il problema piazzando una pagliuzza segnaletica: scavavi rapido col becco, seppellivi il pezzo di conchiglia, sceglievi la pagliuzza e la piantavi nel punto X, per poi allontanarti svelto. Io avevo finalmente capito: sotto il tuo sguardo attento toglievo il rametto, prelevavo il dono e lasciavo nello stesso posto una cosa buona per te, in cambio.
Ogni volta così.
Guai a sgarrare, però. Io dovevo stare lì per te. Se non c’ero, o non mi accorgevo della pagliuzza verticale tra i milioni di altre pagliuzze coricate, tu, in mezzo ad altre cornacchie per me tutte uguali, ti mettevi a strillare.
Ti rendi conto delle figure che mi hai fatto fare? Una volta che stavo chiacchierando con delle persone simpatiche hai fatto una tale scenata, che mi sono sentita dire: “Ma… quel corvo: sta chiamando te?”
Tutti avevano capito l’antifona: “Il corvo ti vuole…” mi avvisavano, passando. E con che sguardo lo facevano. Lasciamo perdere.
E io a correre per non farti arrabbiare.
Ma non ti bastava, figuriamoci. Non arrivavo mai abbastanza in fretta, per te.
Te la sei presa con le mie sigarette. Per vendetta, ovvio. Mi ero allontanata nel momento sbagliato e tu hai trapanato il pacchetto riducendolo a un colabrodo: non ne è rimasta neppure una intera.
Hai capito che alle sigarette ci tenevo, e hai preso a sottrarmele ogni volta che non avevo cibo per te o ero distratta. E io a correrti dietro di palo in palo, implorandoti, fino a quando non facevi cadere il pacchetto sulla sabbia, disgustato dal mio stupido comportamento, come gli umani che ci osservavano scuotendo la testa.
E poi, il mio errore più grosso: ho lasciato il cappello incustodito. Era un cappello di paglia, fresco e leggero. Era importante per me, mi proteggeva dal sole feroce della tua terra.
Tu sei sceso in picchiata come un falco e te lo sei portato via.
Io sono rimasta col naso all’insù ad aspettare che tu tornassi, mentre il mondo rideva.
Non sei tornato.
Ho piantato rametti, lasciato rossi d’uovo in coppe di cocco. Posato triangolini di pane morbido su ogni palo della spiaggia.
Non sei tornato.
A testa nuda ho vagato nella luce accecante, sotto lo sguardo impietosito di chi sapeva della nostra storia.
Poi un giorno è arrivato un angelo senza scarpe: “Vieni con me”, ha detto.
Mi ha portato dove finiscono le palme e iniziano i grandi alberi ombrosi della foresta ed è tutto un operoso frullare d’ali e di cinguettii soavi.
In alto, sulla biforcazione di un ramo, c’era il mio cappello fissato saldamente. A stento se ne vedeva l’intreccio di paglia, trapuntato di foglioline e ciuffetti d’erba piumosa.
Tu non c’eri. C’era soltanto questa conca morbida e accogliente che una volta era stata il mio cappello. Ne hai fatto il nido dei tuoi nuovi amori.
Non tornerò, Corvo Nero, non ci contare.
Non volerò attraverso i continenti con la speranza delle stagioni per mendicare un tuo piccolo dono. Non ti cercherò per consegnarti il mio cappello nuovo, uguale a quello che mi rubasti, fino a portarlo sul tuo albero, calpestando i serpenti, perché tu possa ancora illudermi che sono la tua preferita.
Non lo farò.
Potrei non trovarti, e non lo sopporterei.
Ci rivedremo quando saremo due tigri nel vento, Corvo Nero.
In questo filmato, un corvide regala una briciola a un topo posandola in prossimità del suo nascondiglio e segnalandola e coprendola con un rametto raccolto nelle vicinanze.
Kindness matters: this crow shares a yummy snack with a new friend. <3
Pubblicato da Animal Outlook su Mercoledì 5 settembre 2018
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