La malaria a Zanzibar non c’è. O quasi.
Osservando le cartine che rappresentano la diffusione mondiale della malaria, è bene verificare a che anno si riferiscano. In quelle vecchie, Zanzibar è spesso rappresentata come a medio rischio, ma si tratta di grafici obsoleti.
Nel 2018 la malaria a Zanzibar è pressoché scomparsa, cosa che non si può dire della città di Dar es Salaam, in Tanzania, da cui partono i traghetti che in poche ore portano all’isola. Pertanto, se a Zanzibar si verifica qualche caso di malaria, è nella maggior parte dei casi dovuto all’arrivo di una persona che si è infettata in precedenza in altri luoghi.
Le abitazioni zanzibarine sono disinfestate pesantemente due volte l’anno, da circa dieci anni. L’uso delle zanzariere è diffuso, non solo nei luoghi turistici, ma anche nelle case private, soprattutto degli arabi. Il clima inoltre, trattandosi di un’isola, è ventilato lungo la costa e quindi la presenza delle zanzare è bassa rispetto ad altre zone tropicali.
In generale a Zanzibar i casi di malaria sono molto rari. Nella stagione più pericolosa, quella delle piogge che vanno da Aprile a Giugno inoltrato, la maggior parte delle strutture turistiche è chiusa. In quel periodo è sconsigliato visitare l’isola, per via di disagi dovuti alle piogge torrenziali, per la mancanza di un sistema fognario, per le frequenti inondazioni di fango lungo le strade sterrate, e anche per il Ramadan, lì particolarmente rispettato, che rende estremamente difficile procurarsi passaggi o anche solo acqua e cibo per un mese intero.
Durante la stagione secca, la zona più fresca, ventilata e con meno zanzare, è la costa est.
Durante il giorno, se si sta in spiaggia, non è necessario usare precauzioni. Dall’inizio del tramonto in poi, invece, è consigliato vestirsi coprendo gambe e braccia e usare una lozione repellente ben distribuita sulla pelle. Anche le lozioni acquistate sul posto sono efficaci. Nei posti a vegetazione fitta dell’interno, è utile proteggersi anche di giorno con lozioni repellenti e vestiario coprente.
Durante la notte conviene l’uso della zanzariera intorno al letto. Le zanzariere sono presenti in qualunque struttura, anche la più economica. Controllare che non abbia strappi e ricordare che deve essere aperta il meno possibile e lasciata ben sistemata senza aperture nelle quali possano insinuarsi le zanzare.
Evitare i fornelletti elettrici a piastrina: la corrente salta spesso e potrebbero risultare inefficaci.
Acquistare una bomboletta di insetticida e spruzzarne un po’ su stipiti di porte e finestre, una volta ogni due giorni. Spruzzare anche sotto il letto e sopra la zanzariera prima di uscire. Non lasciare cibo o acqua stagnante dove si passa la notte.
Queste sono precauzioni valide per ogni posto tropicale e solitamente, anche nei posti in cui la malaria è diffusa, abbassano il rischio di contrarre la malattia fino quasi a zero. Nel caso di Zanzibar sono precauzioni più “psicologiche” che altro.
La cosiddetta “profilassi o prevenzione farmacologica della malaria” si inizia a partire da due settimane prima della partenza e nel caso ci si rechi soltanto a Zanzibar può essere ritenuta superflua. Questi farmaci sono gli stessi che si usano per curare la malaria, ma assunti in dosi più basse. Hanno lo scopo, in caso si venga infettati, di impedire alla larva di riprodursi, diminuendo gli effetti dannosi della malattia. L’utilità di questa profilassi è dibattuta e può avere senso se il viaggio è breve (sotto i 15 gg) e se ci si dirige in zone dove vi è un alto rischio di contrarre la malaria, ma non a Zanzibar.
Ogni ospedale o centro medico della Tanzania ha la strumentazione necessaria per fare un test veloce del sangue alla ricerca della malaria. Se i sintomi sono febbre alta, dolori ossei, diarrea e vomito, conviene recarsi subito presso un centro medico, dove i sanitari hanno tutti notevole esperienza di malaria e di intossicazioni legate al cibo e al clima. Ogni farmacia, anche la più semplice, possiede i farmaci necessari.
La malaria è una malattia dovuta a un parassita che si riproduce nel fegato umano e si diffonde nel sangue. La sua trasmissione è determinata dal passaggio del parassita tra umani attraverso la puntura della zanzara.
Il parassita della malaria presente in Tanzania è il più pericoloso in termini di gravità dei sintomi, ma bisogna tenere conto che si tratta di una malattia che negli adulti, se curata tempestivamente, nella maggior parte dei casi non è più grave di una brutta influenza e non lascia conseguenze. Il farmaco elimina i parassiti e non c’è rischio di cronicizzazione.
I numerosi morti dovuti alla malaria di cui si sente spesso parlare sono persone che abitano in zone rurali dell’Africa, che non fanno prevenzione, non sono curate e sono ripetutamente infettate cronicizzando la malattia per lungo tempo. I bambini invece sono più esposti alle complicazioni gravi nel caso di questa malattia. Proprio a causa del fatto che molte persone non si curano in modo appropriato e non fanno prevenzione, la malaria rimane una delle malattie più diffuse e con la più alta mortalità al mondo.
Più che della malaria, però, a Zanzibar conviene preoccuparsi dell’eccessiva esposizione al sole (mai sottovalutare il sole vicino all’equatore: è molto più forte del nostro) e delle intossicazioni alimentari. Si tenga presente che i sintomi della malaria sono simili a quelli di una forte influenza. Un’intossicazione o un’insolazione, ben più probabili, possono dare sintomi simili. Per evitare inutili preoccupazioni è meglio adottare delle precauzioni. Per il sole non basta una crema protettiva (consigliato il fattore 50 anche a quelli con una pelle normale), ma occorrono cappelli a tesa larga e camicioni a maniche lunghe, che si possono eventualmente bagnare in caso di troppo caldo.
L’acqua non è potabile ed è conservata in cisterne. Attenzione al ghiaccio, alcuni lo fanno con l’acqua in bottiglia, altri no. Meglio una birra di un cocktail.
Attenzione alla frutta sbucciata, alla verdura cruda e ai frullati.
In realtà si entra comunque in contatto con l’acqua locale facendosi la doccia, ma è buona precauzione evitare di usarla per lavarsi i denti.
Per non sprecare acqua potabile e riempire l’isola di bottiglie di plastica, si può usare una bottiglia vuota riempita di acqua del rubinetto in cui sia stata sciolta una pastiglia di clorina che si compra in farmacia prima di partire. Le pastiglie che avanzano possono essere regalate prima della partenza agli abitanti locali, che ne conoscono l’utilità.
Non ingoiare l’acqua contenete clorina. Usare la stessa acqua disinfettata per sciacquare lo spazzolino.
Il cibo di strada è sicuro se si tratta di frutta chiusa: cocchi, banane etc. Oppure di cibo fritto o bollito al momento (riso, frittelle, e in generale il cibo più comunemente consumato dai locali). Evitare le cannucce: inquinano e sono spesso riutilizzate più volte.
Il cibo cotto tenuto fuori dal frigo diventa presto pericoloso a causa del clima tropicale.
Molti italiani hanno il mito del pesce zanzibarino, che spesso è appena scaricato dalle barche e quindi considerato “fresco”. Va tenuto presente che proviene da acque molto calde dove si possono comunque sviluppare batteri patogeni anche nel pesce vivo. Il pesce “appena pescato” è magari rimasto su una barca per 4/5 ore, sotto il sole, a temperature che possono essere anche di 10/15 gradi superiori a quelle estive italiane.
Evitare uova, maionese e frutti di mare. Preferire latte in polvere (occorre portarselo da casa), non consumare il cibo che è nelle vetrinette di strada: può essere stato sotto il sole per ore. L’olio di frittura è sempre scadente e riutilizzato a oltranza, ma garantisce una certa disinfezione dei cibi, se sono cotti al momento.
Anche il termine “abbattimento” della temperatura di carne e pesce non deve essere interpretato alla lettera: i pesci di solito sono conservati dai pescatori in vecchi congelatori, uno sopra l’altro, spesso senza essere stati eviscerati. I congelatori non sono puliti frequentemente, sono pieni di brina e muffa, e le interruzioni della corrente possono durare facilmente 10 ore. La cucina fai da te è pertanto sconsigliata ai viaggiatori inesperti ed è meglio affidarsi a strutture turistiche solide. Preferire riso e verdure cotte.
In generale, come in tutti i posti tropicali, il cibo deperisce in fretta e le infezioni sono più facili: non è una mera questione di arretratezza, ma di condizioni climatiche molto più complicate. Anche le ferite guariscono più lentamente e si infettano più facilmente. Chi vive a queste latitudini è abituato ad essere più cauto per certe cose, così come chi vive a Milano è più cauto ad attraversare una strada rispetto a chi vive in zone senza traffico.
Le strutture turistiche sono gestite perlopiù da europei e pertanto il livello di sicurezza e di igiene è per quanto possibile vicino a quello a cui siamo abituati in Italia. Tenere presente che il rischio zero non esiste in nessun posto del mondo e si tende a sopravvalutare la “setticità” dei paesi da cui si proviene. Spesso qualche lieve disturbo intestinale durante i viaggi dipende dal cambio di ambiente, non da un’intossicazione.
È bene portarsi da casa: preservativi e assorbenti interni (entrambi gli articoli sono rarissimi sull’isola) cappelli, protezione solare e creme dermatologiche per scottature e irritazioni, scarpe di gomma per camminare in acqua. Pastiglie di clorina, disinfettante intestinale (bimixin), anti-diarroico (da usare solo alla vera occorrenza: una scarica di diarrea senza febbre, almeno all’inizio, serve a liberare l’intestino da agenti pericolosi), antibiotico a largo spettro, penicillina in polvere, bende, cerotti, forbicine.
Attenzione alle vesciche ai piedi: col calore e l’umido si infettano più facilmente.
Un mito occidentale da sfatare è il bere continuamente e in eccesso: non siete nel deserto, ma in una zona umida. Trasportare taniche d’acqua per una passeggiata di due ore non ha senso. Una persona alimentata normalmente non rischia la disidratazione per così poco.
Per arrivare a Zanzibar non sono obbligatorie vaccinazioni, a meno che non vi si giunga dopo essere passati da luoghi dove c’è la febbre gialla. In tal caso la richiesta della vaccinazione è un po’ a discrezione di chi fa il controllo passaporti.
Il mare di Zanzibar è spettacolare, ma non è facile nuotarci: ci sono maree notevoli e correnti. Spesso a riva si coltivano alghe intorno a centinaia di bastoni acuminati piantati nella sabbia che diventano invisibili una volta coperti dall’acqua. Nella sabbia possono esserci ricci di mare.
Quando sale la marea, il mare può diventare molto mosso. Per questo motivo, per il calore e per gli standard igienici non sempre al top di tutte le strutture, soprattutto le più economiche, Zanzibar è una meta turistica da evitare ai bambini piccoli, a meno di non avere una certa dimestichezza con i tropici.
Alcune raccomandazioni di tipo sociale:
– Oltre il 90% della popolazione di Zanzibar è di religione musulmana. Da anni ci sono tensioni politiche per l’indipendenza dalla Tanzania, e i partiti politici che sostengono il radicalismo religioso sono ben presenti sul territorio. È sempre opportuno informarsi su quale sia la situazione politica nel momento in cui ci si reca sull’isola.
Sebbene gli abitanti locali conoscano i vantaggi che derivano dal turismo, non tutti vedono di buon occhio le donne vestite in modo discinto. Evitare di passeggiare in costume da bagno fuori dalla spiaggia, evitare vestiario provocante. I tacchi, essendo la maggior parte delle strade di Zanzibar sterrate e sabbiose, sono molto scomodi e conviene usarli solo per la discoteca. In qualunque altro contesto sono fuori luogo.
– Zanzibar è povera, ma non poverissima. I bambini non muoiono di fame. Sono spesso senza scarpe e vestiti male, ma occorre tenere presente che stanno tutto il giorno all’aperto a giocare. Il loro vestiario non deve necessariamente essere un motivo di pietismo.
Purtroppo i bambini hanno preso l’abitudine di circondare i turisti e chiedere caramelle, o soldi. Evitare di distribuire entrambe le cose: le caramelle procurano loro carie che non saranno curate, e spesso per gli spiccioli finiscono per azzuffarsi. Infine non è giusto educare questi bambini all’accattonaggio. Evitate di regalare altri oggetti che possano causare litigi tra i bambini. Matite e album per colorare devono essere dati alle scuole: quasi nessuno a casa ha spazio e luce per usarli.
– Per chi vuole portare qualcosa da regalare: serve biancheria (nuova) per i bambini, vestiario leggero, sandali di ogni taglia. I cellulari usati sono molto apprezzati, così come gli orologi, ma l’acquisto di batterie nuove per entrambi è spesso impossibile per gli zanzibarini. Ogni rifiuto pericoloso inoltre non viene smaltito e finisce direttamente in mare. Tutto ciò che si può ricaricare senza elettricità (torce a manovella, piccoli pannelli solari, orologi a carica manuale) è molto più utile. Attrezzatura da campeggio. Bigiotteria. Sapone e shampoo. Dentifricio.
Ci sono molte associazioni di volontariato che lavorano in loco: conviene contattare loro, in particolare se si vogliono regalare farmaci (non è una cattiva idea lasciare lì quelli che ci si è portati appresso). Il residence Gemma dell’Est a Nungwi, per esempio, è a gestione italiana e sovvenziona un bel centro medico per bambini a Kendwa. Per informazioni sulle possibili donazioni scrivere alla direzione.
Un racconto sulla vita degli abitanti di Zanzibar e del loro rapporto con i turisti è QUI
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Grazie della risposta, in realtà prenoto da sola, no tour operator. Comunque seguirò i tuoi preziosi consigli. Grazie
ho prenotato per agosto, mai stata a Zanzibar, solo in Kenya e di solito vado in Thailandia. Con questo racconto sul cibo e vari mi hai un po’ destabilizzata….
Si tratta delle stesse precauzioni che si dovrebbero prendere in Thailandia o in Kenya, non devi preoccuparti. Se poi vai con tour operator e frequenti solo posti selezionati dagli operatori saranno loro a garantire.