Storia dell’isola greca di Astipalea vista dai gatti
Astipalea, detta anche Astypalea, Astypalàia, Stampalia o Stampaglia, è un’isola greca del Dodecanneso, che nel corso dei secoli fu occupata e conquistata da popoli diversi, tra cui i micenei, i romani, i bizantini, i veneziani, i turchi, gli italiani e gli inglesi, fino a essere annessa alla Grecia dopo la seconda Guerra Mondiale. https://en.wikipedia.org/wiki/Astypalaia
I nomi dei gatti di questo racconto si rifanno ai diversi nomi dati all’isola nel corso dei secoli o a quelli di chi si è reso protagonista di particolari fatti storici lì accaduti: la “grotta del Negro” è una caverna che fu probabilmente usata come rifugio da un pirata saraceno nel 1300 circa, e Bisson fu il comandante francese della nave Panayoti, fatta esplodere da lui stesso in difesa dell’isola, nel 1827.
I gatti che oggi abitano le isole greche sono i discendenti di quelli che provenivano soprattutto da Egitto e Medio Oriente, imbarcati sulle navi mercantili per tenere a bada i topi. Alcuni esami genetici hanno inoltre rivelato che alcuni discendono in modo piuttosto diretto dal gatto preistorico di Cipro.
– Stampaglio, te di dov’è che vieni, già? –
– Dall’Itaglia, quante volte te lo devo dire. Un incrociatore ha portato qui i miei nonni, nella Prima Guerra Mondiale.-
– Ma Roma, non è in Itaglia? Perché allora Ichtioessan* c’ha un nome che non suona italiano per niente?
– E daje. Perché so’ romano antico d’origgine: a me m’hanno ammollato qua prima, ma moorto prima. Comunque a te che ti frega? A Pyrra*, e piantala di metterti sempre di profilo, fatte guardà negli occhi quando parli, almeno in quello bono. Sempre in posa con le zampe unite, stai. –
– Non ci poffo fare niente, è genetico: i miei antenati hanno dei belliffimi ritratti in Egitto e ftavano fempre in quefta pofizione qua. –
– Eh, si vede che non faceva così caldo. C’ho fame. Qualcuno ha visto un serpente, una biscia, anche un verme piccolo, magari? –
– Macché. –
– Pile*, ti ricordi quando ci stavano tutti quei grassi pennuti? –
– No, non me lo ricordo: era tremila anni fa e la mia famiglia stava ancora in Turchia. –
– Arrivavano d’inverno, si mangiavano i serpenti, noi mangiavamo loro… erano bei tempi. –
– Ve li siete mangiati tutti, assassini! Avete estinto una razza animale! –
– Senti Megara*, vai a mangiare crocchette, va’. E prova un po’ a telefonare alla tua signora di Atene: dille che sei dimagrita molto da quando ti ha abbandonato qua, arf! arf! arf! Non li abbiamo estinti noi: con un pennuto ci facevamo la stagione. Non sono più atterrati loro, dopo avere estinto i serpenti: tutti se li sono mangiati, che tornano a fare? –
– Ma a te chi te l’ha detto? –
– Il gatto di Aristotele, me l’ha detto: uno preciso, tutto razionale. –
– Continuo ad avere fame. –
– Ieri Stampaglio ha quasi stampato un passerotto. Poi, era così magro poveraccio, che l’ha portato a mangiare le patate fritte al bidone della spazzatura del porto. Non si mangia male, là. –
– Mah, troppo untoh. A me m’è venuta la forfora a furia di mangiare quella roba. Mettici anche la salsedine, non ne esco vivo: c’ho il pelo delicatoh. –
– Com’era bello quando c’erano le lepri, anche se correvano troppo veloci: erano così tante, bastava aspettare che qualcuna inciampasse. Ti ricordi Istambulyo, quando i nonni di Itchi hanno fatto branco con alcuni gatti del Castello e si sono messi a cacciare insieme come i leoni?-
– Eccome che me lo ricordo: quelli ERANO leoni. Gatti alti come cani, una razza superiore. Quelli si mangiavano una lepre intera per colazione.-
– Buoni quelli, che poi gli umani erano andati a lamentarsi dall’Oracolo di Delfi per i danni all’agricoltura e quello gli ha detto: “Prendete i cani e cacciate!”. Ma ti pare una cosa che dovrebbe dire un oracolo? Manco più l’ombra di una lepre adesso, e quei cagnacci arroganti, rumorosi e puzzolenti –
– E dai, poveracci, sono sempre legati –
– Eh, ma quando non ti sai fare gli affari tuoi e cacci sempre il naso nel deretano di chiunque, succede eh? Comunque, tu che peschi: sei stato su qualche isola nuova, di recente? –
– Si, in barca. Su una delle 98 qui intorno, ma non ricordo il nome. Non c’è niente, niente. Solo lucertole indigeste che ti fanno venire l’acidità. Che poi se ti abbandonano sull’atollo sbagliato, capace pure che affonda col primo terremoto. Bah. –
– Beh, anca qui xé acqua alta ogni tanto. –
– Ma smettilaaa Astineo*, l’ultima volta che c’è stata l’acqua alta qui era il ’56 e si chiamava Tsunami. Che ne sai tu, non sei mica veneziano davvero: ti hanno portato da Mykonos per ripopolare l’area. Solo che poi, la tua Venessia, ha richiamato tutti indietro e ti hanno mollato qua, ehehe. –
– Già, ma quando è che ripassa una nave del Querini? Sbarcavano certe gatte tutte pizzi e fiocchetti, c’era un gran bel giro. –
– Mah, sì, in teoria. Solo che quelle si credevano di essere in villeggiatura e finivano tutte tra le zampe del Negro”. –
– Non dire quella parola che non sta bene. –
– Così si chiama, Bisson, non metterti a fare francesismi, che poi si attacca a discutere e sai già come va a finire: booooom. ahahaha! –
– Taci, siamo scappati appena il tempo dalla nave quella volta. Ma il Negro, a proposito, è sempre là nella caverna o se lo sono mangiato i corvi? –
– Sta llà, sta llà: sta a guardia del forziere del pirata. –
– Ma se è vuoto! –
– Sì ma ci dorme dentro quando c’è umido. E poi si diverte a portarci tutte le ossa che trova, così i turisti s’impressionano e pensano che si tratti di qualche macabro rituale del pirata e gli danno da mangiare. Sta in forma, lui. –
– Ma le teste mancanti dei tre scheletri umani nella grotta, se l’è davvero mangiate lui, secondo voi? –
– Boh, potrebbe: grosso è grosso, e ai tempi del pirata non c’era nessuno, manco un bidone della spazzatura… –
– Sentite ma quand’è che andiamo allo sbarco dei traghetti a miagolare? Era bello, ogni tanto c’era pure qualcuno che ti faceva una carezza. Una volta una ragazza carina s’è portata via uno giovane; non credo che l’abbia mangiato. Magari adesso quello sta su un divano comodo in qualche casa senza vento e mangia bene… –
– See, e dorme tutto il giorno perché tanto non può uscire. Io l’ho fatta quella vita lì. Puah! Poi ti mollano sempre e ti viene la depressione e muori persino. Ti ricordi quel gatto del nord? Non ce l’ha fatta poveraccio, gli mancava il suo cuscino kingsize, piangeva sempre e non voleva mangiare. –
– Già. Son cose brutte. –
– Comunque ai traghetti non si può più: li hanno messi alle tre di notte e a me a quell’ora se sto in giro mi vengono le occhiaie. –
– Sai che si fa? Si va dal Rosso, quello che abita nel campo con la capra e gli si parla in caprese. Eh? –
– Ah sì, quello col campanello al collo. Lui e la capra, bella coppia. Puzzano tutti e due uguale. Ma cosa mangia: sale grosso? –
– Niente mangia. Non l’hai visto? Cerca di brucare l’erba. –
– Stamose qua tranquilli sulla scala, ragazzi: guarda che tramonto. Se ti metti controvento ti soffia via le pulci. È una bella vita in fondo, anche se dura poco.
*Ichtioessan: “Pescosa” nome dato ad Astipalea dagli antichi romani.
* Pyrra o Pyro: nome probabilmente bizantino di Astipalea che significava “Infuocata”.
* Pile: altro nome di Astipalea, probabilmente persiano.
* Megara: divinità mitologica che avrebbe partecipato alla creazione di Astipalea.
*Astinea: nome veneziano di Astipalea prima della sua acquisizione da parte dei nobili Querini.
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Complimenti, un’idea molto carina quella di raccontare la lunga storia dell’isola attraverso serafici e sapienti miagolii. E come direbbero i greci: Bravo sou!
Ho dato un’occhiata al tuo blog: complimenti a te! Bello, colto e originale. L’ho condiviso sulla pagina fb di Naxos Song.
Grazie per i bei complimenti Loredana! Anche io ti ho condivisa sulla pagina Fb del mio blog Metafrasando.