Ninja vs Samurai
Giappone feudale, XII secolo circa: molti regni, molti eserciti, molte guerre. I soldati sono una ricchezza preziosa e la loro posizione sociale è ambita. Ogni ragazzo aspira a diventare un nobile Samurai, riverito come un principe, ammirato per la sua eleganza e il suo coraggio. E soprattutto per la ricchezza di cui gode la sua famiglia.
I Samurai, dal punto di vista strategico, hanno soltanto un difetto: dopo anni di valido servizio sono oramai diventati una casta; portano una bandiera di rappresentanza, ma combattono in eserciti sferraglianti e il loro addestramento, così come il loro mantenimento, costituisce una spesa crescente, che grava sul feudo.
Coi tempi che cambiano, occorrono “armi” più leggere e versatili.
Qualche servitore, negli ultimi tempi, si è distinto per aver svolto particolarmente bene alcuni compiti che gli erano stati assegnati. Vestito dei suoi stracci, si è confuso tra la servitù di un altro feudo e ha eseguito qualche furto su richiesta, ha raccolto pettegolezzi, si è introdotto anonimamente dove un samurai non avrebbe voluto e potuto introdursi mai.
I servi migliori per questi compiti si rivelano essere i montanari: di mentalità omertosa, più abituati degli altri alle privazioni, non hanno certo un animo delicato e sanno fare un po’ di tutto, compreso parlare più di un dialetto. Si muovono silenziosamente, usano bene il coltello e possono accendere un fuoco con qualunque cosa. Spesso sono in possesso di nozioni particolarmente utili, come l’uso delle erbe selvatiche a fini curativi.
Nasce in questo modo, con la ricerca di nuove strategie a basso costo per fini bellici, l’idea dell’infiltrato, spia e sabotatore, che porta avanti una missione quasi sempre da solo. Sarà l’unica possibilità di guadagno delle classi sociali più povere, in particolare quelle provenienti dalle montagne della provincia di Iga. Un guadagno privo di onori e riconoscimenti, di provenienza inammissibile e che dovrà essere tenuto anch’esso nascosto.
Il nome scelto per questa nuova figura militare è Shinobi, un termine di lingua nobiliare e sconosciuto alla plebe. Lo Shinobi ufficialmente non esiste, è una figura insidiosa di cui c’è bisogno, ma della quale non si è certo orgogliosi e che si tiene a distanza. Come Ninja – termine popolare usato per definire la stessa figura – Shinobi è sinonimo di persona misteriosa e sfuggente, inaffidabile e ladruncola. Non certo eroica.
Niente sciabole, stellette e armi vere per il Ninja, come vorrebbe la cultura occidentale dei cartoni animati: soltanto un bastone. Niente tuta nera con la mascherina. Il Ninja vero doveva confondersi tra la folla e vestiva da viandante, da religioso, da contadino. Spesso vestiva da donna.
Si portava appresso strumenti da lavoro dall’apparenza innocua e che all’occasione sapeva usare come armi o come mezzi di sopravvivenza, con grande abilità di artigiano tuttofare. Doveva essere in grado di viaggiare leggero e di mangiare ciò che trovava. Si allenava a sopravvivere il più a lungo possibile con piccole razioni di riso crudo per non accendere fuochi. Indossava più abiti per resistere al freddo notturno o per travestirsi, e per tale motivo doveva essere molto magro e forte al tempo stesso. La notte vestiva di scuro per non essere scoperto durante il suo cammino verso l’obiettivo.
Di una corda poteva fare molte cose: un’arma, un giaciglio, un contenitore, una mezzo per fuggire o per depistare.
Le arti dei Ninja provenivano dal mestiere di famiglia, e come tali erano tramandate di padre in figlio. Ogni famiglia si specializzò in settori diversi e le conoscenze, che restavano segrete e appannaggio esclusivo del clan, erano trasmesse solo verbalmente.
Un’intera famiglia di Ninja del XVI secolo si specializzò nell’uso di erbe officinali: i suoi membri giravano i villaggi come guaritori ed eventualmente come avvelenatori a pagamento.
Altri approfondirono lo studio delle polveri esplosive e dell’uso delle micce, impressionando la gente semplice con la loro capacità di appiccare fuoco in punti diversi contemporaneamente e di scomparire in nuvole di fumo. Incendiarono interi castelli e furono capaci di mettere in difficoltà eserciti numerosi.
Alcuni diventarono maestri del travestimento, della persuasione e della seduzione, ruolo principalmente assegnato alle componenti femminili delle famiglie, chiamate Kunoichi. Altri ancora raffinarono le loro capacità di muoversi al buio o formarono affiatate squadre di acrobati, capaci di scassinare e di introdursi in ogni costruzione: erano fabbri, in origine.
Una famiglia di pescatori mise a punto una serie di congegni per riuscire a muoversi attraverso laghi e fiumi in immersione, con canne di bambù per respirare. Alcuni cesti particolari erano usati come galleggianti in cui infilare i piedi per camminare sull’acqua.
La creatività e i piccoli trucchi da prestigiatore a fini terroristici che i Ninja offrivano in servigio ai potenti convinsero la fantasia popolare dei loro poteri soprannaturali.
Una regola principale guidava il Ninja: compiere la missione, sopravvivere senza farsi catturare e tornare alla chetichella per fare rapporto. Le sua conoscenze segrete, frutto di anni di esperienza, non erano sottraibili. Facevano di lui un elemento prezioso che era meglio arruolare piuttosto che giustiziare.
I Ninja furono quindi prevalentemente mercenari e spesso facevano impunemente il doppio gioco, comportamento che avrebbe condannato immediatamente a morte pubblica un Samurai. Sono scomparsi dopo il XVII secolo, in seguito all’unificazione del Giappone e alla fine dell’epoca feudale. Le famiglie di Ninja erano oramai note e considerate pericolose per la nuova situazione politica. Molti furono uccisi, le loro famiglie costrette a smembrarsi e fuggire. Alcuni Ninja furono impiegati nell’esercito regolare, ma mai si riuscì veramente a capire chi fossero e cosa sapessero fare. Si cercò di mettere per iscritto le loro conoscenze per farne una disciplina marziale regolamentata, ma poiché ciascun Ninja conosceva solo le tecniche della sua famiglia ed era tradizionalmente votato al segreto e al depistaggio, non si riuscì mai a distinguere la verità dal mito e dal sentito dire.
La tradizione teatrale e circense del Giappone ebbe un forte impulso creativo proprio in quel periodo, quindi si ritiene che molti Ninja sopravvissuti si siano rifugiati lì.
Oggi l’università del Tokyo ha una sezione dedicata allo studio di questa antica figura, di cui si sa veramente poco di concreto. Spesso qualcuno si presenta vantandosi di discendere da una famiglia della regione di Iga e di sapere camminare sull’acqua, diventare invisibile o vedere nel buio. A tutti viene concesso di poter fare una dimostrazione, con tanto di delegazione presente e attenta, secondo le tradizioni di cortesia e rispetto del Giappone.
Sebbene non siano ancora emerse capacità particolarmente soprannaturali, spesso chi tiene la dimostrazione porta alla luce qualche testimonianza di tradizione popolare oramai scomparsa, che viene compitamente catalogata dagli studiosi, curvi con i loro occhiali sulle loro scrivanie. Sono loro i nuovi scrivani, al servizio degli antichi misteriosi guerrieri Ninja.
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Mah, mi pare una versione molto semplicistica , quasi fatta per migliorare l’anonimato di questa setta di spie. Vero o no, alcuni asseriscono che gli shinobi entrarono in Giappone dalla Cina, e quindi che i ninja fossero presenti pure in Cina. Quindi non lo specializzarsi di alcune famiglie , in particolari arti utili a fare quello che i samurai, troppo armati e vestiti per le tasche del daimyo non facevano, ma arti codificate, seguendo il modello dell’arte della guerra di Sun Tzu. Tradizioni tramandate non solo verbalmente , ma pure codificate e scritte . Almeno che , Masaaki Hatsumi non si sia inventato tutto, ha ricevuto il suo insegnamento , seguendo precise regole etiche e marziali non convenzionali per un samurai. Se l’oss nella storia , non avesse avuto alcuni casi di spie scoperte, si potrebbe dire che non sia mai esistito, e che le operazioni di infiltrazione e sabotaggio, compiute dagli alleati, fossero opera di partigiani particolarmente bravi ad utilizzare codici dialettali, alla code talker. Spiacente dirlo, ma è una semplificazione troppo comoda da fare . L’oss era composta da agenti particolarmente versatili alle tecniche humint, e sigint, e alla conoscenza delle tecniche di autodifesa del maggiore inglese William Ferbain, da cui è nato il close combact, ancora utilizzato dalle forze speciali. Da questi sempliciotti, è nata la cia. Ma questo maggiore ha imparato queste tecniche come poliziotto in Cina, così come i giapponesi hanno copiato e importato tutto dalla Cina. Mii sembra inutile quindi dire, che gli shinobi sono nati in Cina, e non perché lo dice batman in un fumetto.
Mah. Commento interessante. Puzza un po’ di complottismo, per cui non sono sicura che rispondere serva a qualcosa.
Si parla di cose successe tra i 1000 e i 2000 anni fa, non negli anni ’80. Erano cinesi in origine? Può darsi, il termine è di origine cinese (“colui che si intrufola”, quindi funzionava anche per degli immigrati provenienti dalla Cina e non era un complimento), ma in tal caso i ninja cinesi si sono introdotti in Giappone secoli Avanti Cristo, mentre i ninja a cui si fa riferimento in generale si collocano temporalmente ben 1000 anni dopo, nel medioveo. Attribuire a loro tecniche della CIA (che al di là dei termini altisonanti americani si traducono come ” furbizia nel pettegolezzo” e “mimetismo sociale”) o addirittura tecniche di combattimento di un maggiore inglese vissuto a sua volta 1000 anni dopo, mi pare segno di confusione. Le tecniche attuali di combattimento e di infiltrazione derivano dal passato? Certo, qualunque conoscenza che abbiamo si è evoluta dal passato, compresa la matematica e l’ingegneria, ma questo non significa nulla. È come dire che i dentisti sono degli impostori perché applicano tecniche degli antichi egizi per otturare i denti. Sì, lo facevano anche gli egizi. Ci hanno provato in tanti nel corso dei secoli e si prova anche adesso.
Comunque: in Giappone c’è un’università che studia la storia dei ninja. È dalle tesi di uno degli studenti che deriva questo mio articolo, sicuramente non esaustivo. L’aspetto che mi aveva colpito di più in realtà non erano le capacità mirabolanti dei ninja, né la segretezza, ma il collegamento con le successive arti circensi, compreso l’illusionismo.
Ti ricordo che stiamo parlando di tempi in cui non si prendevano aerei per scappare, la popolazione mondiale era molto più scarsa di adesso e non si andava molto per il sottile: quando hanno unificato il Giappone hanno sicuramente fatto fuori migliaia di persone considerate pericolose e indesiderate, pertanto se avevano deciso di eliminare le famose spie non era tanto facile nascondersi, soprattutto su un’isola. Sicuramente qualcuno e qualcosa è rimasto, ma credere di sapere quale fosse esattamente la realtà di allora è un’illusione. Erano tutti analfabeti e le testimonianza scritte, come anche le nostre del passato, erano scritte dal ceto dominante, non dal popolo.
Paradossalmente, ma forse neppure tanto, antiche forme di guerra che prevedevano sostanzialmente un altissimo rischio se non il sacrificio diretto del combattente, oggi non si trovano più in Cina o in Giappone, ma nel terrorismo mediorientale. Un esempio è l’attacco alle torri gemelle: infiltrazione, mimetizzazione, apprendimento di abilità (pilotare un aereo), sacrificio. Se proprio vuoi trovare i ninja, direi che loro sono quello che rimane, con le evoluzioni del caso, ma con lo stesso compito di allora: destabilizzare.
Hello.
I knew that the Samurai were the defenders of the nobility (like knights in the West) and the ninja were groups vowed to killing the nobles.