Ti presento il Cane Nudo, chiamato anche Chien de Fer, Viringo o Xoloitzcuintle
I fan di Progetto Quasi probabilmente esclamerebbero in coro: “Ma che bel cane!”, mentre molti non esiterebbero a dichiararlo estremamente brutto. Altri ancora, e non sarebbero i primi, lo eviterebbero, credendo che sia malato o addirittura infettivo.
Lei è Vanille, e nella prima parte della sua vita, quella in cui vagava come cucciolo randagio su una spiaggia della Martinica, ha preso soltanto calci: era ricoperta di croste e piaghe infette, si grattava disperatamente e il sole la torturava. C’era soltanto una cosa per cui valeva la pena di vivere: gli avanzi di pesce morbido e unto che si trovavano nella spazzatura dei ristoranti.
Quando in un giorno di pioggia e zanzare Vanille cercò riparo nella barca di un pescatore, questo la stanò con un arpione e la gettò in acqua, disgustato.
Chissà se saprà mai di avere buttato a mare 2500 euro pronta cassa.
Evelyne stava passeggiando sulla battigia e vide la scena. Avvicinandosi non riuscì neppure a capire di che animale si trattasse: sotto le piaghe, era sottile e nero come un baccello di vaniglia.
Dal canto suo, Vanille era arrivata al capolinea: l’acqua di mare le faceva bruciare ogni ferita ed era troppo debole per nuotare. Si lasciò raccogliere come una medusa, senza reagire.
Evelyne aveva avvolto l’animale nel pareo e cercava di toccarlo il meno possibile per timore di prendere qualche malattia. Era corsa dal veterinario senza troppe speranze e ora non capiva perché questi, dopo avere stabilizzato Vanille, ridacchiasse sfogliando libroni, in cerca di fotografie. Aveva anche aperto la bocca di quello che alla fine era risultato essere un cucciolo di cane, ci aveva trovato soltanto due denti e aveva ridacchiato di nuovo. Il cane aveva un po’ di peli sulla punta della coda, sulla testa e sulle zampe; la pelle restante era completamente glabra e le orecchie così pelate e lucide da sembrare quelle di un pipistrello.
– Sa che ha trovato un Chien de Fer, un cane di ferro, signora? Secondo me è più un Viringo che uno Xolo: gli Xolo hanno più denti. Potrebbe essere un Can Sin Pelo Colombiano: sono comunque cani molto rari e di solito sono uccisi perché la gente pensa che siano malati. Invece è un’anomalia genetica ereditaria: nascono così, con la pelle di un bambino, le unghie fragili e perdono i denti subito. Eppure c’è molta gente che li cerca ed è disposta a pagare, perché un tempo erano considerati sacri in un tutto il Centro e Sud America. –
Così Vanille era sacra. Stava lì a tremare sotto la coperta, con lo sguardo di un topo terrorizzato mentre il veterinario la ricopriva di crema antibiotica e la fasciava come una mummia.
– Rimarranno un po’ di cicatrici, ma questi sono cani robusti, sa? Riescono a masticare qualunque cosa con le gengive. Il loro problema sono le scottature solari, il freddo e gli insetti: senza pelo non sono protetti dalle zanzare. Si vendono bene in Russia, gli mettono il cappotto. –
Evelyne aveva accarezzato timidamente il naso di Vanille, e Vanille l’aveva improvvisamente guardata negli occhi in uno strano modo, molto intenso. Era come se potesse vedere oltre.
– Non voglio venderla. Quando potrò portarla a casa? –
Pare che il Cane Nudo sia inizialmente comparso in Asia, dove se ne trovano di varie razze, solitamente pregiate. In Sud e Centro America esiste sicuramente da tempi precedenti la civiltà Inca, e mummie di questi cani sono state trovate in alcune tombe. Vi sono statue antiche che li rappresentano.
Il colore della sua pelle può essere uniforme o pezzato. Tendenzialmente è scuro, perché si abbronza. Il pelo che rimane può avere colori diversi, come nei cani più comuni. La pelle un po’ grinzosa, in particolare intorno alla bocca sdentata, lo fa sembrare un vecchietto saggio, mentre lo sguardo è spesso inquietante, nonostante sia un cane molto timido, riservato e affettuoso.
Forse è stato lo sguardo, unito al suo aspetto, a convincere gli antichi che si trattasse di una creatura con un rapporto particolare con il mistero e la morte. Il suo nome messicano, Xoloitzcuintle, significa “cane del dio Xolotl” in lingua nauhatl. Xolotl, nei miti aztechi e toltechi, era colui che aiutava i morti nel viaggio verso l’aldilà ed era spesso raffigurato con la testa di un cane.
Molti di questi animali furono di conseguenza uccisi durante cerimonie religiose o per accompagnare i loro padroni morti. Altri pare fossero allevati e mangiati. In particolare però, furono sempre apprezzati per alcune caratteristiche: l’indole quieta e fedele, la silenziosità (non abbaiano quasi mai), l’assenza di denti che li rende innocui, e l’assenza del pelo, che permetteva al calore del loro corpo (che nei cani sfiora i 40 gradi) di confortare bambini e persone malate. Si riteneva che potessero guarire l’asma e l’artrite, e non avevano parassiti.
Queste preziose caratteristiche sfuggirono agli invasori europei, che dopo avere inizialmente scambiato questi cani per piccoli maiali o per cavalli nani, li sterminarono proprio per il loro aspetto, portandoli sull’orlo dell’estinzione.
Lo stesso Herman Melville (l’autore di Mobi Dick) dopo avere visitato le Isole Marchesi nel 1834, scrisse nel suo romanzo intitolato Typee:
“…da dove venivano quei cani che si vedevano a Typee? Cani! Erano piuttosto grossi topi spelacchiati, con pelli tutte lisce, i fianchi grassi e chiazzati e musi ripugnanti. Da dove potevano essere venuti? Che non fossero di origine indigena ne sono fermamente convinto. Sembrava quasi che sapessero di essere degli intrusi, perché avevano l’aria spaurita e cercavano sempre di nascondersi in qualche angolo oscuro. Era abbastanza chiaro che non si sentivano a proprio agio nella valle e che il loro maggior desiderio era quello di andarsene e tornare nell’odioso paese dal quale provenivano. Cani rognosi, mi facevano orrore: mi sarebbe piaciuto poterli sterminare tutti. Una volta cercai addirittura di convincere Mehevi a indire una crociata anticanina, ma il benevolo re non acconsentì. Mi ascoltò pazientemente, ma, quando ebbi finito, scosse la testa e in confidenza mi dichiarò che erano tabù.”
Soltanto agli inizi del ventesimo secolo in America centrale si riscoprì la tradizione legata e questo animale così rappresentativo: Frida Khalo e suo marito ne possedevano parecchi. Oggi il Viringo è considerato un tesoro nazionale del Perù e in Messico lo Xolo è attentamente selezionato e allevato: tolto da situazioni di randagismo in cui la sua pelle sensibile si riduce malamente, può trasformarsi in un cane dal fascino straordinario. La Pixar ne ha fatto un personaggio di alcuni suoi cortometraggi: https://youtu.be/lR8-vh_X63g
Quanto a Vanille, persino Calimero sarebbe invidioso della svolta fortunata che ha avuto la sua storia: Evelyne le applica attentamente la crema solare ogni mattina e la lozione contro le zanzare la sera, senza mai dimenticare due gocce di profumo Patchouli dietro le orecchie. L’espressione di Vanille, mentre riceve questi trattamenti, è di goduria effettivamente ultraterrena.
La notte, prima di andare a dormire nel letto della sua padrona protetto da una zanzariera e addobbato con collane di fiori secchi, Vanille infila diligentemente le zampe nelle maniche del suo pigiama, una maglietta con disegni di arte precolombiana, che la tiene calda.
Una volta a settimana, nella sua ciotola c’è ancora un pezzo di pesce morbido e condito, di quello avanzato dai ristoranti. Per non dimenticare i vecchi tempi e riconciliarsi col passato.
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