Alcune cose da sapere sulla realtà lavorativa australiana
Andare a lavorare in Australia è una vecchia moda. Prima di far parte dell’ennesima generazione che vive questa avventura è bene conoscere alcuni fatti, non sempre spiegati in modo chiaro da chi, per una ragione o per l’altra, incentiva i giovani a partire.
L’economia australiana è fondata principalmente sulle risorse minerarie. In sostanza l’Australia è un paese che vive di rendita. Le sue attività produttive sono scarse e si limitano in gran parte alla coltivazione e all’allevamento. Il terziario è poco sviluppato e le importazioni ostacolate e costose. Il consumismo degli australiani è basso e si limita a pochi settori, tra cui la tecnologia. L’iniziativa imprenditoriale scarseggia, anche per via del numero esiguo di abitanti distribuiti su vaste aree.
La scelta politica in fatto di immigrazione dell’Australia al momento è protezionista, volta a impedire un aumento massiccio della popolazione, affinché la ricchezza basti per tutti e non vi sia disoccupazione. Di conseguenza i flussi migratori sono molto controllati, sia quelli provenienti dai paesi poveri, sia quelli provenienti da paesi ricchi di know how. Il fatto di essere molto qualificati non facilità l’ingresso in Australia, perché il principio è quello di riservare i posti di lavoro migliori ai cittadini australiani.
Per assumere un ingegnere dall’estero, per esempio, un’azienda australiana deve dichiarare che non vi è alcun australiano in grado di svolgere il suo lavoro nello specifico.
I lavori disponibili sono soprattutto quelli manuali e hanno una durata breve. Le persone straniere che abbiano lavorato lì per due anni e superato i 32 anni di età, sono invitate a trovarsi un lavoro in qualche altro Paese.
Le paghe sono buone, se paragonate a quelle europee, ma il costo della vita non è basso. Il cibo è di scarsa qualità, come molte altre cose.
Rimangono i grandi spazi della natura, i grossi e indispensabili Pick Up e grandi megaschermi per tv e computer, che sono il principale passatempo serale degli australiani.
Le distanze sono enormi, difficili da realizzare per chi arriva dall’Europa. La maggior parte del territorio è disabitata e la si può affrontare solo con viveri, scorte d’acqua e di carburante, e una radio potente. Non si tratta di un grosso parco, ma di un territorio disabitato grande come l’Europa intera, ai margini del quale sono distribuite meno di 25 milioni di persone. I centri abitati sono strutturati come negli Stati Uniti, e serve l’auto anche per andare a comprare il pane, che è quello a cassetta, e si trova nei centri commerciali, che sono anche i principali e spesso unici punti di ritrovo e intrattenimento. Intorno a essi ci sono di solito anche le scuole e i centri sanitari.
Ovviamente, in termini lavorativi, ci sono sistemi di raggiro delle regole. Se si hanno dei parenti che hanno la cittadinanza è tutto più facile, così come non è impossibile lavorare per brevi periodi ad alti livelli e con paghe ottime, soprattutto se si appartiene alla categoria dei profili professionali richiesti (programmatori, medici, psicologi, infermieri, soprattutto).
Permessi di studio fittizi o altre soluzioni più o meno legali sono attuabili, a patto di capire bene tutto il complicato meccanismo. Non è cosa che si possa fare dall’Italia navigando sul Web o facendosi dire da chi ci è stato. Occorre essere sul posto e studiare la situazione, cosa che può richiedere parecchio tempo.
Il risultato è che, salvo pochi fortunati, la maggior parte degli stranieri fa lavori eccezionalmente duri (i maschi quindi sono più richiesti) e vive al minimo della sussistenza. Più faticoso di quello che si farebbe in una capitale Europea qualunque, ma con molta meno socialità e senza tornare a casa con più soldi. Il valore dell’esperienza, comunque, rimane ed è particolare.
Le attività commerciali in vendita costano meno che in Europa. È possibile comprare una palestra, attiva, con meno di 40.000 euro in posti come Cairns, ma ci sono inghippi dal punto di vista fiscale, commerciale e legale. Le attività legate alla ristorazione sono inflazionate e il cibo più richiesto, a costi minimi, è quello orientale: un business gestito esclusivamente dagli orientali stessi.
A chi comunque voglia fare un’esperienza prolungata, anche di viaggio, si consiglia:
– l’acquisto immediato sul posto di un Pick Up di seconda mano attrezzato per il campeggio. I mezzi di trasporto via terra sono inesistenti e dormire in albergo costa caro.
– disponibilità a spostarsi in base alle stagioni e alle offerte di lavoro.
– confronto ripetuto con gli europei attualmente sul posto (ognuno ha le sue teorie e le sue soluzioni).
– preventivo studio delle regole burocratiche australiane in fatto di turismo, lavoro e immigrazione.
– ascolto preventivo di trasmissioni dove si parla inglese con accento australiano, per nulla comprensibile a chi parla un inglese, anche buono, di altra provenienza.
Se non si è in grado di parlare fluentemente e di capire al volo, i tipi di lavoro disponibili sono limitati. L’Australia è invasa annualmente da migranti provenienti dalla Gran Bretagna (e che godono di vantaggi anche burocratici), dagli Stati Uniti, dal Canada e dal Sudafrica (paese con il quale ci sono accordi particolarmente favorevoli per la concessione della cittadinanza). Piuttosto difficile quindi fare i camerieri in posti ben pagati, quando la concorrenza (comunque sottopagata rispetto agli australiani) è di lingua madre. Rimangono i posti come cuoco, lavapiatti, pulizie.
Se non si hanno skills specifiche (soprattutto quelle artigianali, molto richieste) il resto della lavoro è per la maggior parte nei campi. Non è così bucolico come pare dai documentari.
Ancora Australia:
Viaggiare in Australia: il modo migliore e più economico
Welcome to Australia
Buonasera Loredana, articolo utilissimo e assolutamente corretto. Spot on, come si direbbe in inlgese. Io son stata a Sydney per 7 anni (permesso di soggiorno di mio marito, irlandese) e la mia laurea con 110 e lode e i miei 11 anni di esperienza nel mio campo son serviti a nulla, cosi’ come le 5 lingue straniere che parlo e scrivo fluentemente. Per noi europei non anglofoni non c’e’ posto nella wonderful Australia e si, si sopravvive e non si riporta un solo centesimo a casa. Restano le foto di tramonti stupendi e party supertrendy…