Livorno: il mausoleo di Ciano
Non è facile trovarlo: è stato dimenticato, fino a diventare un pezzo di inconscio rimosso di questa città piena di sorprese che è Livorno.
Il rudere del mausoleo di Costanzo Ciano, padre di Galeazzo, è ancora là sulla collina che guarda il mare e la città da una posizione privilegiata, ma nessuno lo vede, e a quanto pare nessuno sa dov’è: non ci sono indicazioni e la strada è un sentiero sterrato, scavato dalle auto intrepide di coppiette e di nostalgici.
Mai terminato, oramai quasi completamente crollato, ha l’atmosfera di un film dell’orrore. Gli alberi sono cresciuti alti al suo interno, sostenendolo come un antico tempio di Angkor Wat.
Una volta, sullo spiazzo che guarda il mare, c’era il timpano della facciata. Ora è crollato al suolo e si è spezzato: alcune sue parti sono state rubate, altre rimangono a fare da zerbino all’ingresso di un antro oscuro. Intorno si trovano sarcofagi aperti e pieni d’acqua limacciosa, rovi, carcasse d’auto e una piccola discarica d’amianto.
La tristezza di questo posto e tutto ciò che rappresenta permettono di viaggiare nel tempo sotto molti punti di vista, anche personali.
Nessuna transenna impedisce al visitatore di entrare in questo mondo di luce livida e rischiare di venire risucchiato in un buco del pavimento sconnesso, o colpito dal crollo di qualsiasi cosa, vegetale o minerale che sia. Ma pochi osano entrare e andare fino in fondo: la verità è che questo posto fa paura e chiede di essere subito dimenticato. Forse è per questo che Livorno se ne vergogna e non ne vuole parlare, preferendo mostrare a tutti soltanto la Terrazza Mascagni.