Vicenza
Vicenza è piccola, ma il suo centro, che si gira facilmente a piedi, concentra una quantità straordinaria di bellezze architettoniche e pezzi unici, come il teatro Olimpico di Andrea Palladio. Anche le visite alle colline circostanti sono bucoliche. La più bella tradizione veneta, quella dei bar nelle piazze-salotto, dove si beve vino di qualità e si sbocconcellano stuzzichini piacevolissimi, è qui perfettamente rappresentata in Piazza delle Erbe.
In questo mondo lindo, dove le case sono storiche e tutte molto ben tenute e dove la gente passeggia sfoggiando vestiti rigorosamente di firma, quasi tutto funziona meglio che in altre regioni d’Italia. Anche gli scheletri sono riposti ordinatamente negli armadi, assieme ai momenti storici di gloria e quelli di stasi senza arte, ma soprattutto senza prendere parte, come ben si addice ai veneti di campagna.
Tutto è attutito dal circondario. Un po’ di nebbia tra colline nostalgiche e una pianura discretamente generosa, che tiene la città a sufficiente distanza dal sangue del Piave, dal sale del Mare e dal caos lombardo. Un cuscinetto dove era germogliata la provincia più ricca d’Europa, con paesi che annoveravano più imprese che abitanti e che ora tace in malanimo e in attesa di una riscossa.
Intanto se ne andassero gli americani, che guarda caso proprio lì si sono voluti piazzare: vicino al più grande, schivo produttore di selle di bicicletta del mondo, alla faccia dei cinesi.
Che qualcuno lì ancora mangi gatti lo si mormora, ricordando a Vicenza di essere stata provincia povera tra la Padova dei Dottori e la Verona dei Signori.
E i vicentini annegano nella cultura stantia dell’alcol e della lamentela, in attesa di riuscire ad aprire una gioielleria, dove finalmente tutto luccica e il passato di ieri, la rabbia, l’impotenza, e la prossima alluvione, sembrano cose che accadono solo ai meno furbi.
Altre città:
– Chioggia
– Piove di Sacco
– Venezia